Do You Remember Dolly Bell?

Emir Kusturica e un percorso inverso tra le realizzazioni di uno dei miei registri preferiti: a volte capita che un cammino a ritroso porti a vedere per ultimo quello che è stato l’esordio cinematografico all’inizio degli anni ’80 con “Ti ricordi di Dolly Bell?” (titolo originale “Sjecas li se, Dolly Bell?“, tratto da un romanzo di Abdulah Sidran).

Il trait d’union con le successive produzioni è l’attore protagonista Slavko Stimac, qui appena adolescente e poi presente anche in “Underground” e “La Vita è un miracolo“, addirittura in due decenni differenti (1995 e 2004 gli anni di uscita dei rispettivi film).

L’ambientazione è agrodolce e sempre delicatamente grottesca, nella Sarajevo degli anni ’60, tra clichés sul comunismo, sogni di fuga e di riscatto sociale (vedi il tema ricorrente dell’ipnosi) e vaghi ammiccamenti al maestro Fellini. In questo contesto si inserisce l’iconologia mistica di Dolly Bell, derivante da una spogliarellista del film “Europa di notte” di Blasetti, proiettato in Jugoslavia nel 1962, il primo film con scene di nudo disponibile per il pubblico slavo.

In Dolly Bell non è ancora nato il binomio storico del regista con Goran Bregovic e le sue fanfare impazzite (un piccolo esempio nel nostro video dedicato al rapporto tra musica & cinema), con l’orchestra che entra a far parte proprio del corredo musicale attivo della narrazione. Anche in questo esordio comunque la musica si lega col tessuto narrativo del film, diventandone elemento portante,  assieme al protagonista e i suoi amici, impegnati a mettere in piedi la banda del circolo ricreativo di quartiere.

Incessantemente e come un instancabile refrain domina “24000 baci” di Adriano Celentano, uno degli emblemi degli anni sessanta italiani e visti da lì a Est, come il paradiso a portata di mano, il mondo Occidentale a due passi, intriso di misticismo ed edonismo.

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