I want the world to stop

I want the world to stop… perché quando suonano i Belle & Sebastian bisognerebbe fermare il tempo, perché due ore scarse sono la durata di un respiro e la leggerezza che emanano è un’arte, ammaliante e leggera che pare quasi non bastare mai. Giudizio di parte sì, estremista anche. Se si pensa alla definizione di indiepop, negli ultimi quindici anni non si può certo prescindere da loro.

E non posso nemmeno arrabbiarmi se alla fine hanno mancato quei due/tre brani che a mio personale giudizio non dovevano mancare, ma come già detto due ore non bastano e il repertorio da sciorinare sarebbe ben più lungo e se il frontman Stuart Murdoch tempo fa sembrava avere problemi di timidezza, oggi sul palco appare sì educato e raffinato, ma davvero attore protagonista ispirato.

Ma non c’è solo lui, bensì una band di 12 elementi (tra cui alcuni archi milanesi “affittati” per l’occasione) e come ho già detto qualche altra volta, la loro è un’arte proprio perché sono così tanti a suonare sul palco eppure non riescono a fare rumore: bisognerebbe metterseli tutti sul comodino in camera e cominciare a sorridere appena svegli al mattino quando cominciano a cantare “Sleep the Clock Around“…

Now the trouble is over, everybody got paid
Everybody is happy, they are glad that they came
Then you go to the place where you’ve finally found
You can look at yourself sleep the clock around

foto gentilmente concessa da Valentina Giora
(giovedi 14 Aprile 2011 – Alcatraz, MILANO)

Alberto Antonello

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